Addio Egle Un cuore forte che batteva per il repubblicanesimo di Francesco Nucara Nella giornata di ieri si sono svolti i funerali laici di Egle Terrana che, al cimitero del Verano di Roma, andrà a ritrovare l’adorato marito Emanuele, per tutti gli amici chiamato Nenè. A noi piace ricordare Egle per quello che era lei, per il suo repubblicanesimo convinto che la portò, dopo un’esperienza di partigiana, ad iscriversi giovanissima alla Federazione Giovanile Repubblicana dove, tra i tanti amici, conobbe colui che sarebbe stato il suo futuro marito e compagno per tutta la vita. Emanuele Terrana era un uomo molto schivo e riservato. Nelle battaglie politiche il suo carattere veniva contemperato dalla schiettezza e dall’aggressività della signora di Trieste, poi “naturalizzata calabrese”. Infatti, in questi ultimi anni, in estate, chi voleva trovare Egle doveva recarsi ad Ardore, dove il marito, per tanti anni, aveva svolto il ruolo di sindaco e dove aveva la sua base elettorale, importante per un piccolo partito come il PRI. Ed è forse anche per questo che, con l’aiuto costante e incessante di Egle, Nenè diventa il primo repubblicano calabrese eletto alla Camera dei Deputati nel 1968. Questa coppia inossidabile cresce politicamente all’ombra di Oronzo Reale che diventa, nei fatti, il padre politico di tutti e due. Con la crisi del ’94 e la dissoluzione del gruppo dirigente repubblicano, anche Egle abbandona il PRI ma il suo cuore batte forte per un repubblicanesimo asciutto e senza fronzoli retorici, e svolge il suo impegno nell’Associazione Mazziniana dove si era certi di poterla incontrare nelle cene per la celebrazione del 9 febbraio, organizzate da Massimo Scioscioli. L’impegno di Egle per il PRI era totalizzante, tanto da indurla ad accettare la candidatura per le elezioni alla Camera dei Deputati in Calabria nel 1983, portando in dote un sostanzioso contributo per la conquista del seggio parlamentare repubblicano calabrese. Anche se lei aveva piena coscienza di non essere eletta. Ritornano, in questi momenti, tanti ricordi personali della mia assidua frequentazione politica e personale con la famiglia Terrana. I ricordi delle cene nella loro abitazione di via Valnerina a Roma o gli incontri estivi nella loro casa di campagna ad Ardore, paese dello Jonio reggino. La mia voglia di fare e l’impeto dell’azione mi portavano ad essere più vicino ad Egle, anche se un affetto veramente profondo mi legava a Nenè, alla cui memoria anche mia madre rivolgeva sempre un ricordo nelle sue preghiere, sostenendo che le mie fortune politiche - se di fortune si potesse e si può parlare - erano dovute in gran parte all’affetto e al legame che tra gli anni ’72-’79 mi avevano legato indissolubilmente ad Egle e Nenè. Un saluto cara Egle e, se ci fosse anche per noi un aldilà laico, abbraccia anche per me “l’Ingegnere”, come usavo chiamarlo. |